MALTEMPO: BOLOGNINI (LEGACOOP), MANUTENZIONE TERRITORIO OPERA PUBBLICA PIU’ URGENTE

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7 marzo 2011

Il responsabile del settore Agroalimentare di Legacoop Marche:  si contano danni per 300-400 milioni, con molti meno fondi si poteva fare prevenzione ed evitare i morti

Ancona 4 marzo 2011 – “Frane, alluvioni e dissesti: anche nelle Marche morti e danni enormi. Nonostante la nostra regione sia ai primi posti nella percentuale del rischio idrogeologico, 99%, ci volevano i morti per comprendere come la cura e la manutenzione dei nostri bacini idrografici e del territorio in genere, va posta come la più urgente opera pubblica di cui i cittadini hanno bisogno”. Lo afferma Teodoro Bolognini, responsabile settore Agroalimentare di Legacoop Marche. “Si stimano intorno ai 300-400 milioni di euro i danni provocati dalle alluvioni degli ultimi giorni – aggiunge Bolognini -, se fossimo andati in Regione, anche pochi giorni fa, a chiedere un quinto di quella cifra, perché è, ormai risaputo, che 1 euro in prevenzione ne vale 5 in interventi, saremmo stati considerati degli irresponsabili. Come ci si permette, in tempi di così forti ristrettezze finanziarie!  Inchinandoci rispettosi di fronte alle vittime, alle loro famiglie e solidarizzando con i disagi degli alluvionati, associandoci nel chiedere il riconoscimento dello stato di calamità, chiediamo però alla Regione di assumere due precisi impegni. Sarebbe un chiaro segnale di volontà a invertire la rotta anche perché non comportano risorse aggiuntive in quanto già stanziate: l’avvio dei cantieri di lavoro per la realizzazione degli interventi previsti dal Programma quadro ministero dell’Ambiente-Regione Marche, sottoscritto il 5 settembre 2007, ben quattro anni fa, e che prevede 22 progetti per 5 milioni di euro in altrettante aree montane delle Marche e l’avvio del Progetto Appennino, deciso nel dicembre 2009 e dotato di 1,5 milioni di euro. Quest’azione interviene nella cura, sistemazione e valorizzazione del territorio, finalizzata a consolidare l’occupazione esistente e a crearne di nuova coinvolgendo i disoccupati o cassintegrati delle fabbriche in crisi”.




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