GRANO TENERO - GUALANDI (LEGACOOP AGROALIMENTARE) - AUMENTARE IL PREZZO AD ALMENO 30 EURO AL QUINTALE
NotizieLa situazione della campagna attuale, crescono le rese al Nord, la siccità mette in crisi il Sud. Necessità di aumentare gli input per aumentare le quantità prodotte "Il prezzo attuale del grano tenero è mortificante per chi lo produce"
Eros Gualandi (delegato della
presidenza ai settori conduzione terreni, agroenergie e innovazione di Legacoop
Agroalimentare) "Coltivarlo viene oggi considerato un male necessario: occorre
arrivare a pagarlo almeno 30 euro al quintale"
ROMA, 9 agosto 2024 - Migliorano le rese, aumenta la qualità, ma
cala il prezzo pagato agli agricoltori. Una contraddizione che rende meno
interessante produrre grano tenero. A spiegare la situazione che si trova a
vivere il settore e' Eros Gualandi delegato della presidenza ai settori
conduzione terreni, agroenergie e innovazione. "L'areale di riferimento delle
analisi e' quello Padano dove c'e' omogeneità produttiva. Un vasto areale dove ci
sono state rese in alcuni casi interessanti, la qualità del prodotto raccolto
prima della piogge di quasi-fine campagna raccolta era diffusamente più che
conforme ai parametri richiesti dall'industria di trasformazione. Poi, arrivata
la pioggia e si sono avuti decadimenti qualitativi a macchia di leopardo. In
alcune zone si e' avuto un abbassamento del livello proteico e dei pesi
specifici, ma comunque quasi sempre rimasti valori sufficienti e pure discreti.
Infatti nonostante ciò, gli aspetti di salubrità della granella sono rimasti
accettabili per tutta la campagna in tutte le aree. Non si sono avuti
particolari problematiche se dove il grano si e' allettato (sdraiato a terra) a
causa delle piogge pesanti e del forte vento". Per quanto riguarda il Sud,
granaio d'Italia, "si e' invece avuta una contrazione significativa delle rese
dovuta alla scarsità/assenza delle piogge e al contrario di quanto successo
nell'areale Padano ".
Quadro positivo per
rese e costi di produzione ma non per i prezzi. Sicuramente, continua
Gualandi "quello descritto per l'areale Padano e' uno scenario migliore di
quello dell'annata precedente. Anche i dati economici sono leggermente migliori
dovuti al contenimento dei prezzi dei fertilizzanti il cui costo permette di
risparmiare circa 50 euro ad ettaro. Non si ravvisano invece diminuzioni delle
altre voci dei costi di produzione in quanto il carburante ed i lubrificanti
utilizzati dalle macchine agricole al fine di svolgere le operazioni
agro-meccaniche non hanno avuto diminuzioni di prezzo. Si evidenzia che sono
aumentate le rese produttive in maniera significativa (fino a +20 quintali
ettaro), grazie ad un migliore accrescimento e maturazione del prodotto
rispetto alla scorsa campagna quando dovemmo fare i conti con un meteo estremo
che in talune vaste aree portò anche le alluvioni". Per quanto riguarda,
invece, i prezzi, negli ultimi 3 anni sono calati da oltre 30 euro al quintale
a 22 euro, si e' avuto una diminuzione di un terzo. E questo mortifica i
produttori, che nonostante le buone rese da cui conseguono maggiori ricavi fino
a 400 euro/ettaro rispetto la campagna scorsa, che eleva la Plv (Produzione
lorda vendibile) a circa 1.500 euro/ettaro, siamo ancora a circa - 500 euro/
ettaro rispetto gli anni 2021 e 2022 ove si superarono diffusamente i 2.000
euro/ettaro circa che determinano la soglia di redditività necessaria alla
produzione".
Per aumentare la
quantità di grano made in Italy, aumentare i prezzi. L'Italia punterebbe a
ridurre la dipendenza produttiva di materia prima da Paesi terzi da cui oggi e'
costretta a rifornirsi in quanto non sarebbe altrimenti possibile produrre
tutta la pasta con solo il nostro grano. Ma per fare sì che l'Italia possa aumentare
la propria produzione, si deve puntare soprattutto sull'incremento delle rese
per ettaro oltre che sugli ettari seminati. E per fare questo occorrono
maggiori input di carattere genetico, nutrizionale e di difesa che trovano
nell'utilizzo di tecnologie innovative e di applicazione dell'Agricoltura di
Precisione la loro massima efficacia pur in un contesto di diminuzione delle
quantità distribuite in campo. Si può già oggi parlare di varietà meglio
rispondenti a climi asciutti e caldi che stanno caratterizzando gli ultimi
anni, di nutrizione mirata delle piante in accrescimento e non più di
spandimento di concime nei campi, di difesa con alta efficacia pur con basso
uso di molecole e di consumi energetici per le lavorazioni molto ridotti. Le
innovazioni citate che assicurano quanto descritto sono disponibili, ma
evidenziano costi non sostenibili dalla redditività del grano tenero anche con
buone rese come quelle ottenute questo anno. In questa situazione economica si
rischia che i cereali, che agronomicamente rappresentano un fondamento della
rotazione agraria per le altre coltivazioni che si susseguono, e il grano in
particolare possa essere considerato più che una coltura su cui puntare, un
mero obbligo agronomico. Questo perche' non redditizio quindi non meritevole
delle cure ed attenzioni necessarie ad accrescerne le performance produttive.
Un approccio alla desistenza produttiva assolutamente da evitare per
scongiurare che gli agricoltori possano essere portati a "considerare il
grano come un problema più che una risorsa", sottolinea Gualandi.
Almeno 30 euro al
quintale per incentivare la coltivazione. La remunerazione, ovviamente, e'
determinante e "se i prezzi crescessero almeno fino a 30 euro saremmo in grado
di aumentare in maniera significativa la produzione e in parallelo la qualità.
Un aumento di qualche euro che sarebbe marginale all'interno della filiera,
rispetto al costo finale del panegra o della pasta".
Migliori rese in
terreni negli areali zootecnici. La presenza di allevamenti zootecnici e impianti di digestione
anaerobica per la produzione di biogas, entrambi i contesti sono forti
apportatori di sostanza organica ai terreni, assicurando il mantenimento della
fertilità, migliorano in maniera significativa le rese per ettaro. "Le migliori
performance per rese e qualità si sono ottenute in terreni con una buona
dotazione di sostanza organica. E questo succede in areali zootecnici e di
produzione di biogas, mentre in quelli senza tali strutture le prestazioni sono
peggiori. Senza allevamenti i terreni sono meno fertili, maggiormente aridi e
meno in grado di attenuare gli effetti dei cambiamenti climatici. In questa
annata si e' riscontrato diffusamente che i terreni con maggior tenore di
sostanza organica portano benefici anche alla resilienza alle avversità come
siccità o eccessi di pioggia".