Mercuri (Alleanza Cooperative Agroalimentare), non basta crederci, per l'olio d'oliva ci vuole una rivoluzione
Olivicolo
Intervista di Letizia Martirano (AGRA PRESS) a Giorgio Mercuri
Non basta crederci, bisogna fare una rivoluzione nel settore dell'olio, nel quale sono coinvolte tutte le famiglie italiane - chi non ha almeno un parente con qualche albero di ulivo - ma che va profondamente cambiato. A sostenere questa tesi e' il presidente dell'Alleanza Cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri che sottolinea come ogni progetto per l'olio italiano debba partire dalla considerazione che l'extravergine d'oliva italiano non proviene da un albero qualsiasi, ma da piante che spesso sono anche secolari. Il che - fa notare - costituisce un unicum nel mondo.
Cosa sta succedendo, perche" non
si riesce a dare una boccata d'ossigeno agli olivicoltori?
Tutto il Governo e' d'accordo nel risolvere i
problemi che hanno colpito soprattutto certe aree olivicole della Puglia, ma
tutte le volte gli emendamenti, su cui pure c'e' la massima compattezza, alla
fine saltano; la soluzione trovata inserendo le norme nel decreto-legge
semplificazione era la meno plausibile.
Cosa può succedere?
Se la politica non riesce ad agire velocemente
il modello instaurato dai gilet arancioni rischia di riprodursi in altre zone
del Paese con produttori che, pur facendo capo a organizzazioni strutturate, si
muovono spontaneamente.
Hanno ragione secondo lei?
Come cooperazione non siamo
lontani dalle istanze dei gilet arancioni: agricoltori, operai,
frantoiani. Le manifestazioni di
protesta devono avere l'obiettivo di dare risposte concrete e immediate alle
istanze. Non condivideremo mai manifestazioni che possano creare problemi ai
cittadini o essere strumentali dal punto di vista politico. Fermo restando che
sono comprensibili e vanno risolti sia i problemi degli operai - che non avendo
raggiunto le 150 giornate non possono accedere alla disoccupazione - sia i
problemi degli agricoltori - che richiedono lo stato di calamità per poter
ottenere dalle banche una dilazione nella restituzione dei prestiti e dall'Inps
una proroga per il pagamento dei contributi - sia, infine, i problemi dei
frantoiani che hanno sostenuto i costi di mantenimento delle strutture senza
poter poi trasformare.
Qualcosa si sta muovendo pare….
Non ci piacciono dichiarazioni e
slogan che non risolvono i problemi ma creano solo aspettative, come spesso
accade in politica. Servono fatti.
Speriamo che, come sembra, venga trovata una soluzione attraverso un provvedimento
legislativo d'urgenza dedicato specificatamente al settore dell'olio d'oliva,
che contenga anche azioni mirate per i produttori olivicoli delle aree colpite
da calamità.
Qual e' il limite dell'olivicoltura italiana?
Le unioni dei produttori hanno
perso, nel passato, l'occasione di aggregare consistenti quantità di olio
scegliendo, invece, di aggregare solo i produttori per erogare loro servizi. D'altra
parte, se non c'e' la volontà e i produttori non vogliono gestire l'olio, non si
va da nessuna parte.
Perche"?
Perche" non e' possibile
promuovere la qualità del prodotto se l'olio viene gestito dagli industriali!
D'altronde quello olivicolo e' sempre stato un settore che ha avuto difficoltà
di mercato cui ora si sono anche aggiunte gelate e xylella.
Che ne e' del piano olivicolo?
Al piano olivicolo sta lavorando
con impegno la Sottosegretaria alle politiche agricole Alessandra Pesce; c'e'
bisogno, tuttavia, di tempo per capire che strategia adottare tenendo conto del
fatto che il settore e' rappresentato da troppi soggetti. L'obiettivo deve
essere quello di riuscire a far arrivare l'olio sugli scaffali perche" finche'
l'olio rimane nelle cisterne c'e' chi ci guadagna ma certamente non tra gli
agricoltori.
Ci sono ricette già sperimentate che potrebbero essere copiate?
Ci sono settori, come quello
ortofrutticolo e vitivinicolo, che continuano a crescere e a dare lustro alla
produzione italiana proprio grazie alla concentrazione dell'offerta promossa
dalle imprese cooperative che si dimostrano un potente volano per valorizzare
prodotti di origine italiana nel mondo.
Con quali numeri?
I settori che sono
all'avanguardia per quanto riguarda la forma cooperativa sono il vitivinicolo
dove le cooperative commercializzano il 60% circa della produzione nazionale;
il lattiero caseario D.O.P. con il 70% e l'ortofrutta che si attesta poco oltre
il 50%. Nel settore olivicolo la
cooperazione commercializza solo il 10% della produzione, seppure queste
cooperative dimostrino che il prezzo finale ottenuto e' sicuramente superiore a
quello che abitualmente viene riconosciuto al singolo agricoltore.
Quali strumenti per aumentare l'aggregazione?
Oggi e' prevista anche nel settore
dell'olio la possibilità di costituire OP, organizzazioni riconosciute di
produttori. Tuttavia, lo strumento e' debole in quanto il Decreto Ministeriale
13 febbraio 2018, n. 617, che ne disciplina le modalità di riconoscimento, non
pone in capo ai produttori l'obbligo di conferimento dell'intera produzione
all'OP.
FONTE: Agra Press