Legacoop: le cooperative reggono alla crisi meglio delle imprese private

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20 gennaio 2011

Il modello cooperativo fa registrare performance migliori, sotto il profilo economico e sociale, rispetto all’organizzazione produttiva tipica dell’impresa privata, con l’80% delle cooperative che prevede una sostanziale tenuta dei propri occupati e il 10% un aumento, a fronte di circa il 6% che prevede invece una diminuzione. È quanto emerge da una ricerca effettuata dalla Fondazione Nord Est su un campione rappresentativo delle cooperative aderenti a Legacoop, scelte secondo i parametri di attività, dimensione e collocazione territoriale sulla base dei dati consolidati della fase critica 2008-2009.
La ricerca, presentata il 13 gennaio a Milano in apertura di Geco, le Giornate dell’Economia Cooperativa (di cui daremo conto in modo esteso sul prossimo numero di Legacoop Informazioni) è nata con lo scopo di evidenziare le best practices imprenditoriali,ma ha poi evidenziato come la realtà cooperativa sia stata in grado di assorbire gli urti della crisi con un minor livello di sofferenza rispetto a quello dell’imprenditorialità privata (vedi Tab.1).
Il merito delle cooperative sta nell’aver individuato degli strumenti di salvaguardia efficaci e nell’averli applicati con costanza, soprattutto per quanto riguarda il tema del “lavoro”, che assume una valenza centrale, quasi una spina dorsale della cooperazione stessa. Flessibilità degli orari e redistribuzione dei carichi di lavoro, “isole di lavoro a orario sociale”, impiego del lavoro part-time, utilizzo delle ferie, limitazione degli straordinari, diversa modulazione dei turni, ricorso agli ammortizzatori sociali, sono stati i principali strumenti che le cooperative hanno messo in atto per fronteggiare la crisi salvaguardando l’occupazione. Il lavoro è infatti visto dalle cooperative come un valore dinamico, non statico, da mettere e rimettere in gioco, senza dimenticare l’attenzione alla persona, che offre opportunità di formazione professionale, di inclusione sociale e di affermazione più generale. È attraverso queste dimensioni valoriali che prendono poi corpo gli altri due aspetti fondamentali dell’esperienza cooperativa: la mutualità ed il rapporto con il territorio, che radicano l’impresa cooperativa nel contesto sociale da cui origina. A questi strumenti si aggiungono delle strategie che le cooperative hanno messo in atto ben prima del periodo più acuto della crisi e che hanno seguito 4 precise direttrici: La crescita dimensionale, intesa sia come aumento degli occupati della cooperativa, sia come aggregazione con altre cooperative.

1. Acquisizione di maggiori capitali, e dunque costante reinvestimento degli utili in azienda, fattore che oltre a realizzare un’ulteriore strutturazione patrimoniale ha consentito anche di restare a galla durante i momenti di difficoltà.
2. Diversificazione dei prodotti e servizi, vale a dire accresciuta attenzione alle esigenze del cliente finale e dunque maggiore cura del brand, dell’ identità cooperativa e dell’ identificazione con il prodotto, il servizio, l’impresa.
3. Progressiva apertura ai mercati internazionali, condizione essenziale per rimanere competitivi rispetto alle imprese private.
“Il lavoro” -sottolinea Giuliano Poletti, Presidente Legacoop- “è un asset fondamentale delle cooperative; in cooperativa, infatti, i lavoratori sono, per la stragrande maggioranza, anche soci-proprietari dell’impresa ed è quindi naturale che la tutela dell’occupazione sia un obiettivo centrale”. “La tutela del lavoro e la valorizzazione delle competenze” -aggiunge il Presidente di Legacoop- “rappresentano quindi una delle caratteristiche peculiari della cooperativa, fondata sulla partecipazione condivisa e responsabile alle scelte imprenditoriali; senza dimenticare che i soci rinunciano al profitto personale per reinvestire in azienda gli utili della loro attività, rendendone così possibile il consolidamento e lo sviluppo, e favorendo nuove opportunità di occupazione per le generazioni future”.

 

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